Abbiamo detto che Don Rodrigo, intestato piu` che mai di venire a fine della sua bella impresa, s'era risoluto di cercare il soccorso d'un terribile uomo. Di costui non possiamo dire ne' il nome, ne' il cognome, ne' un titolo, e nemmeno, una congettura sopra nulla di tutto cio': cosa tanto piu` strana, che del personaggio troviamo memoria in piu' d'un libro (libri stampati, dico) di quel tempo. Che il personaggio sia quel medesimo, l'identita' de' fatti non lascia luogo a dubitarne; ma per tutto un grande studio a scansarne il nome, quasi avesse dovuto bruciar la penna, la mano dello scrittore. Francesco Rivola, nella vita del cardinal Borromeo, dovendo parlar di quell'uomo,lo chiama<<un signore altrettanto potente per ricchezze, quanto nobile per nascita,>> e fermi li'. Ripamonti che, nel quinto libro della quinta decade dlla sua Storia Patria, ne fa piu' distesa menzione, lo nomina uno, costui, colui, quest'uomo, quel personaggio. Riferiro',>>, dice, nel suo bel latino, da cui traduciamo come ci riesce, <<il caso d'un tale che, essendo de' primi tra i grandi della citta', aveva stabilita la sua dimora in una campagna, situata sul confine; e li', assicurandosi a forza di delitti, teneva per niente giudizi, i giudici, ogni magistratura, la sovranita'; menava una vita affatto indipendente; ricettatore di forusciti, foruscito un tempo anche lui; poi tornato, come se niente fosse...>> Da questo scrittore prenderemo qualche altro passo, che ci venga in taglio per confermare e per dilucidare il racconto del nostro anonimo; col quale tiriamo avanti (VI PREGO AIUTATEMI SONO PER LE VACANZE) (GRAZIE MILLE IN ANTICIPO :D:);)