Don Rodrigo giunge ai piedi della stretta valle dominata dall'inespugnabile castellaccio dell' innominato, al confine tra il ducato di Milano e la repubblica di Venezia. Qui all'oseria "della Malanotte", che funge da posto di guardia del territorio dell' innominato, il signorotto lascia armi e uomini e si avvia ai piedi, in compagnia del Griso, verso il castello. L'innominato, dopo averlo fatto attendere a lungo in anticamera, lo riceve con diffidente cortesia. Don Rodrigo gli espone la propria richiesta, e subito l'innominato si impegna nella malvagia impresa di rapire Lucia. Congedato Don Rodrigo, l'innominato sente crescere dentro di se' un' inquietudine che da tempo gli si presenta, e maggiormente ora che gli anni sono passati e il pensiero della morte si e' fatto piu' frequente. Per vincere la noia che lo sta assalendo, chiama subito il Nibbio, il capo dei suoi bravi, e lo invia da Egidio, lo scellerato seduttore di Gertrude, per organizzare il rapimento di Lucia. Ottenuta la disponibilita' di Egidio, nel giro di pochissimi giorni tutto e' pronto per portare a compimento il crimine. Complice nel rapimento di Lucia deve essere la stessa monaca di Monza, istigata dal malvagio Egidio. Gertrude inizialmente rifiuta di tradire la giovane, a cui si e' affezionata, ma infine cede ai ricatti. Nel giorno stabilito, convince l' impaurita Lucia a uscire dal convento per una commissione: lungo il tragitto, in una stradina deserta, l'attendono i bravi dell' innominato. Caricata di peso su una carrozza, Lucia implora inutilmente pieta' dai suoi rapitori, e vive il lungo viaggio come in un incubo tra veglia, svenimento e preghiera. Intanto, al castello, l'innominato attende con insolita inquietudine: quando vede a fondo valle la carrozza, e' tentato di farla procedere immediatamente alla volta del palazzo di don Rodrigo, ma decide infine di mandarle incontro una vecchia serva per fare coraggio alla giovane. (2 parte) Il capitolo e' organizzato secondo chiare sequenze ordinate cronologicamente: la visita di Don Rodrigo all'innominato, con la richiesta di aiuto per il rapimento di Lucia; il rapimento di Lucia a Monza e il viaggio verso il castello; l'attesa di Lucia da parte dell' innominato; l'invio della vecchia serva del castello ad accogliere Lucia. Episodio cruciale e' il rapimento di Lucia e il suo trasferimento al castello dell' innominato, che sembra far precipitare la vicenda verso un esito drammatico. Parallela alla vicenda materiale di Lucia si svolge la vicenda spirituale dell'innominato, il suo persecutore. Nell'animo del bandito si fanno evidenti i segni di un turbamento interiore che determinera' gli sviluppi della trama. In diretto rapporto con i suoi contenuti, nel capitolo si alternano scene d'azione a momenti descrittivi e soprattutto di analisi introspettiva, volti in particolare a sottolineare l'ansia e il turbamento dell' innominato. Proprio in funzione di questa alternanza, il capitolo si presenta particolarmente vario e mosso; da un lato il tempo veloce dell'azione, che si svolge nel giro di pochi giorni; dall'altro quello interiore, piu' dilatato e meditato, quasi tragico, in cui si muovono i tormenti di Gertrude, il terrore di Lucia, l'inquietudine dell' innominato. Una varieta' che si rispecchia anche nella molteplicita' degli spazi e dei luoghi, che si presentano in gran parte come paurosi e claustrofobici: la valle cupa e il castellaccio dell'innominato, il convento di Monza, la strada percorsa da Lucia e lungo la quale avviene il rapimento, il fondo della carrozza in cui si svolge il suo dramma e infine di nuovo il ''nido'' rupestre dell'innominato. Al centro di una trama che si infittisce di numerosi episodi, risalta il tema della coscienza che disegna un primo momento della parabola esemplare dell'innominato. L'autore designa piu' volte lo stato d'animo del personaggio con il termine ''inquietudine'': e' il primo segnale di un peso interiore che nasce dal pensiero della morte, che si associa al sentimento di una profonda solitudine, all'idea, confusa ma terribile, di un giudizio individuale sino al pensiero di Dio, che prende forza con voce interiore. E' un tormento che l' innominato cerca inutilmente di far tacere con l'azione violenta, e che riesce ad attutire solo con un gesto di carita', cioe' mandando la vecchia serva incontro a Lucia. Il dibattitto con la propria coscienza e' presente anche nella monaca di Monza, combattuta fra l'istinto del bene e il ricatto del male: ancora una volta, in lei prevarra' la paura.Il capitolo e' dedicato prevalentemente a luoghi e personaggi malvagi, intenti a realizzare i propri disegni di violenza e sopruso, e questa caratteristica trovera' corrispondenza espressiva nel linguaggio negativo adottato per descrivere i luoghi(la valle dell'innominato), i personaggi(i ritratti dell'innominato e della vecchia), e le loro azioni violente(il rapimento di Lucia). Contrapposto al linguaggio ispirato al male, trapela in queste pagine quello che evoca figure e stati d'animo positivi, rivolto soprattutto alla forza della fede. Si tratta in particolare delle parole e delle preghiere di Lucia, ma ne troviamo traccia anche nei turbamenti dell' innominato e nei sentimenti contraddittori della monaca di Monza. Sono tracce ancora deboli, che preparano pero' la grande lotta fra Bene e Male che costituira' il principale motivo dei prossimi capitoli. (LO SO CHE E' LUNGHISSIMA, MA VI SCONGIURO AIUTATEMI SONO NEGATO A FARE LE ANALISI DEL PERIODO) CHI ME LA FA LO VENERERO' COME UN DIO/DEA. MA VI PREGO AIUTATEMI E' PER DOMANI E NE HO ESTREMO BISOGNO. GRAZIE INFINITE IN ANTICPO!!!;):D:o